Il recente via libera della Conferenza Unificata alla modulistica aggiornata rappresenta un passo cruciale nell’attuazione del decreto-legge “Salva Casa” (DL 69/2024), convertito nella legge n. 105/2024, che ha introdotto importanti modifiche al Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001). Questa approvazione segna l’inizio di un processo di semplificazione e uniformazione delle procedure edilizie su scala nazionale. Entro il prossimo 23 maggio i Comuni dovranno aggiornare la propria modulistica su SCIA, CILAS e PdC per adeguarla alle linee guida del MIT sul Salva Casa.
In che cosa cambia il TUE dopo il Salva Casa
Il MIT è al lavoro nell’ottica della Revisione del Testo Unico Edilizia, come ha confermato la capo ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Elena Griglio, in occasione del webinar tenuto da ANCI sull’aggiornamento della modulistica prevista per la sanatoria. Il tavolo di lavoro dedicato, inoltre, si occuperà di semplificare il rapporto tra i diversi interventi effettuabili e le pratiche amministrative necessarie per poterli realizzare.
In particolare durante un intervento Elena Griglio, dopo le consultazioni sulla revisione del TUE o Dpr n. 380/2001, ha confermato: “Una riforma che rappresenta la logica conseguenza del Salva casa. Il decreto Salva Casa rappresenta una strategia a breve termine, un intervento d’urgenza, fatto per incidere in tempi stretti sul tema della regolarità degli immobili, ora serve un lavoro più strutturato”.
Scadenze e modulistica
Due sono le scadenze che dovranno essere rispettate per poter procedere con l’aggiornamento della modulistica del TUE dopo il Salva Casa.
La prima è stata quella del 9 maggio, dove le Regioni hanno aggiornato la modulistica unificata.
Mentre per i Comuni c’è tempo fino al 23 maggio 2025, per procedere con l’adeguamento dei Moduli Unici sulla base delle stesse indicazioni garantendone la massima diffusione.
“Molte Regioni in questi anni hanno adottato legislazioni ambiziose e il risultato è una situazione a macchia di leopardo in cui non è chiaro dove finisce la competenza statale e dove inizia quella regionale” prosegue la Griglio come riporta il Sole24Ore. “Questo va riordinato. Bisogna chiarire quali sono gli standard essenziali delle prestazioni e quali sono i margini di flessibilità riconosciuti al legislatore regionale”.
Questo tema porterà inevitabilmente ad una riorganizzazione degli interventi, provando una volta per tutte a mettere in luce i reali confini (al momento più che mai offuscati) tra edilizia libera, manutenzione ordinaria, straordinaria, nuova costruzione, ma anche difformità lievi e variazioni essenziali.