Alla Camera è iniziato l’iter di revisione del Testo Unico Edilizia (Dpr 380/2001), con una proposta di legge che delega il Governo a riformare la normativa edilizia e urbanistica
L’iter di revisione del Testo Unico Edilizia (Dpr 380/2001) è iniziato nella Commissione Ambiente della Camera. Al centro del dibattito c’è la proposta di legge A.C. 2332, che delega il Governo a riorganizzare e aggiornare la normativa edilizia e urbanistica tramite decreti legislativi, avviando così una riforma nazionale del settore costruzioni.
La revisione del Testo Unico
Il Governo avrà a disposizione sei mesi, una volta entrata in vigore la proposta di legge, per adottare uno o più Decreti legislativi che consentano di “aggiornare e riordinare sotto il profilo formale sostanziale le disposizioni legislative vigenti in materia di edilizia e pianificazione urbana, anche in recepimento e attuazione della normativa europea, apportando le modifiche volte a garantire o migliorare la coerenza, la logica sistematica e la chiarezza delle disposizioni medesime”. Soprattutto, ad oggi è ancora in vigore la Legge Urbanistica n. 1150 del 1942, la Legge Bucalossi n. 10 del 1977, oltre ovviamente al protagonista del disegno di leggo, il Dpr n.380 del 2001.
La riforma edilizia consentirebbe di far convogliare tutte le modifiche e stratificazioni successive in un unico testo di riferimento, oltre ad inglobare nella norma delle costruzioni anche concetti relativamente nuovi come il consumo del suolo, la digitalizzazione e la sicurezza energetica e sismica.
I punti chiave
La proposta di delega al Governo si basa su questi punti chiave:
– Creare un Testo Unico che unifichi e aggiorni le leggi statali su urbanistica, edilizia e uso del territorio, con linguaggio semplificato.
– Definire i principi fondamentali per la legislazione sul governo del territorio.
– Snellire le procedure amministrative tramite digitalizzazione e uno sportello unico per l’edilizia.
– Intervenire su temi specifici come livelli essenziali di prestazione, rigenerazione urbana, distanze tra edifici, regolamenti edilizi, permessi e sanzioni.
– Promuovere la sostenibilità ambientale, puntando a efficienza energetica, sicurezza sismica, risparmio idrico e consumo di suolo zero con il riuso degli edifici esistenti.
Che cosa accade dopo
L’articolo 2 della Legge Delega stabilisce i principi guida per riformare la normativa edilizia, puntando a una riorganizzazione e semplificazione complessiva.
La proposta prevede:
– la ridefinizione delle categorie di intervento, distinguendo tra trasformazione del territorio, patrimonio esistente e opere minori;
– la semplificazione dei regimi amministrativi in tre tipi: permesso di costruire, SCIA e attività edilizia libera;
– la revisione delle tolleranze costruttive e dell’accertamento di conformità, distinguendo tra violazioni formali e sostanziali;
– il rafforzamento della qualità progettuale, con attenzione ai Criteri Ambientali Minimi (CAM);
– e disposizioni specifiche per eliminare le barriere architettoniche negli edifici.
Il periodo transitorio
Nel processo di approvazione della legge delega, è fondamentale considerare i tempi: una volta attivate le deleghe, il Governo avrà 24 mesi per emanare i decreti attuativi. Successivamente, sarà necessario un periodo di adattamento per Regioni, pubbliche amministrazioni, professionisti e uffici comunali, che dovranno adeguarsi alle nuove norme e aggiornare la modulistica.


